Saggi/Secunda Petri
La capacità di giudizio è … l’elemento specifico del cosiddetto ingegno naturale, la cui mancanza non può trovare alcun rimedio nella scuola. [...] La mancanza di capacità di giudizio è propriamente ciò che si chiama stupidità, e contro tale difetto non c’è assolutamente rimedio. Un cervello ottuso o limitato, cui non manchi nulla se non una misura conveniente di intelletto e una precisione nei concetti dell’intelletto, può certo agguerrirsi con lo studio, sino a raggiungere anche l’erudizione. Tuttavia, poiché in tal caso manca di solito altresí il giudizio (secunda Petri), si incontrano non di rado uomini assai eruditi, che nell’uso della loro scienza lasciano spesso scorgere quel difetto giammai emendabile. I. Kant, “Critica della ragione pura”, Analitica trasc. - Libro II. Introduzione
Secunda Petri, con quest’espressione Kant intende la questione del Giudizio, ed il difetto di Secunda Petri” è il difetto, la mancanza di “giudizio”.
L’espressione Secunda Petri rimanda a Pietro Ramo (Pierre de la Ramée, Petrus Ramus 1515-1572) e alla sua Logica, lì dove si identifica nella parte seconda della Logica di Pietro (Ramo), ovvero Secunda Petri, quella parte che affronta la questione del Giudizio, e che Kant cita. Questione affrontata, con grande umorismo e saggezza, da L. Scaravelli nei sui Scritti kantiani: Abbiamo o non abbiamo il diritto di cadere in difetto di secunda Petri? Cioè a dire: posso io, o, meno modestamente, può un tizio qualunque permettersi d’essere non dico proprio cretino, ma almeno grullo o scemo? Non mi riferisco con questa domanda a ciò che è de facto. La natura, madre generosa, si mostra in questi casi di una fertilità tropicale così lussureggiante da superare ogni immaginazione. Mi riferisco solo a ciò che concerne il problema de iure.
L. Scaravelli, Osservazioni sulla “Critica del Giudizio”, capitolo V “Il difetto di Secunda Petri”, in “Scritti kantiani”, La Nuova Italia, 1968, p. 403